venerdì 17 febbraio 2017

Domenica 19 febbraio all'Unione Musicale di Torino va in scena la musica da camera di Ciaikovskij interpretata da Salvatore Accardo e dai musicisti del suo Quartetto.




Ritorna a Torino un grande artista che ha costruito un pezzo di storia dell’Unione Musicale:  Salvatore Accardo sarà al Conservatorio di Torino domenica 19 febbraio, per la serie pomeridiana domenicale, con i musicisti del suo Quartetto -Laura GornaFrancesco Fiore e Cecilia Radic – ai quali si aggiungono per l’occasione Simonide Braconi (prima viola dell’Orchestra del Teatro alla Scala di Milano) e Amedeo Cicchese (primo violoncello dell’Orchestra del teatro Regio di Torino) con i quali collabora regolarmente.Termina con questo appuntamento il ciclo di due concerti dedicati alla musica da camera di Čajkovskij, parte della produzione dell’autore russo che merita un particolare interesse perché, seppur superata per notorietà da balletti, opere e sinfonie, offre una sintesi originale e perfetta di eleganza formale e intensità espressiva. Concisi, nobili e impeccabili dal punto di vista formale, i Quartetti per archi – composti da Čajkovskij nei primi anni Settanta dell’Ottocento (fra le prime tre e la Quarta sinfonia, fra Il lago dei cigni e Onegin) – rappresentano il fulcro della produzione cameristica del compositore russo e aprono uno spaccato sul suo approccio, scisso tra la profonda venerazione del Classicismo viennese e l’intento di “attualizzare” un genere ormai poco frequentato come il quartetto per archi. Ne consegue da una parte il rispetto delle forme tradizionali e dall’altra lo sforzo di ricondurre il quartetto nell’ambito della corrente nazionalistica russa, con l'adozione di materiale tematico di derivazione folklorica. A questo si aggiunge l’abilità di un autentico maestro del colore come Čajkovskij, che riesce a conferire un’incredibile ricchezza di sfumature anche ai soli archi, animati di pathos e teatralità. Il Sestetto op. 70 “Souvenir de Florence” è così chiamato perché voleva essere un omaggio affettuoso alla città toscana dove Čajkovskij trascorse un riposante soggiorno nell'inverno del 1890, nel corso della stesura de La Dama di picche. Non mancano nel Sestetto alcune tracce del lirismo cantabile delle opere italiane, verso cui l'autore nutriva sincera ammirazione, ma nel complesso la musica di questo lavoro rispecchia uno stile inequivocabilmente russo, specialmente nei suoi accenti vivaci e popolareschi. 

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