mercoledì 12 ottobre 2016

"E spingule Frangese", musicato da Enrico De Leva su testo di Salvatore Di Giacomo al Giovanni Paisiello Festival di Taranto.


Il Giovanni Paisiello Festival di Taranto, diretto per gli Amici della Musica da Lorenzo Mattei, giovedì 13 ottobre (ore 19), al Caffè Letterario Cibo per la mente di via Duomo, per gli «Incontri conviviali» celebra, tra colto e popolare, la grande musica napoletana, dal brano che dà il titolo alla serata, «‘E spingule frangese», musicato da Enrico De Leva su testo di Salvatore Di Giacomo, a «Fenesta ca lucive» di Vincenzo Bellini, protagonisti Cosimo Fornaro (chitarra) e Fabio Anti (canto e flauti dritti).
Tuttavia i due musicisti presenteranno anche composizioni meno note, ma altrettanto affascinanti, dal Seicento al Novecento. Di Gioseffo Biffi, cesenate e “maestro di capella”, si ascolteranno alcuni Madrigali che denotano l’ascendenza secentesca napoletana (Pascariello Napolitano, Caratinella, Colascione), mentre di Fabio Anti si ascolteranno alcune variazioni dell’Antidotum Tarantulae, brano che fa parte della storia della musica meridionale, in particolare della Puglia, raro esempio in partitura della musica utilizzata nel Seicento per guarire dal tarantismo.
Anche le villanelle di Andrea Falconieri, pubblicate nel 1616, risentirono degli influssi popolari, e in questa occasione vengono eseguite le struggenti “Cara è la rosa, e vaga”, “Occhietti amati” e “Segui, segui dolente”. Quindi, dopo una famosa e trascinante Tarantella di Anonimo, del XVIII-XIX secolo, si potranno ascoltare due composizioni di Paisiello tratte dall’opera «Il Socrate immaginario», “Calimera Calispera” (che riporta alla memoria il Salento e alla Grecìa) e “Ch’è stato, che bedite, ca me redite ‘nfaccia?” chiaramente in lingua napoletana.
Si proseguirà con la sognante “Fenesta ca lucive” di  Bellini e la titl- track “‘E spingule frangese” di Salvatore Di Giacomo, prima della chiusura con altri due brani immortali della tradizione partenopea, “Core ‘ngrato” di Salvatore Cardillo (1911) e “Lo Guarracino” (XVIII-XIX secolo), col suo interminabile e divertentissimo elenco 

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